
SIRACUSA – Il solito concerto neomelodico organizzato da boss della criminalità organizzata per gli “amici” e per guadagnare prestigio nel quartiere, o nella cittadina di turno, che porta Siracusa al centro della cronaca nazionale, tirando in ballo un luogo, la Chiesa di Bosco Minniti, quella degli ultimi, dei migranti, dei senza nessuno, che hanno bisogno di una mano, in un quartiere difficile e di periferia, ed un prete, padre Carlo D’Antoni, che quella Chiesa ed i suoi locali da anni mette a disposizioni di tutti, senza escludere nessuno, per non fare sentire nessuno escluso, in particolare chi non può permettersi l’affitto di una sala per festeggiare un compleanno, una festa con gli amici, o tenere un incontro.
Un prete come pochi, che hanno saputo creare, nella città dei grandi eventi, che guarda solo al salotto buono, dimenticando il mondo delle periferie “sgaruppate” (che però esiste con tutti i suoi problemi), un punto di riferimento, un approdo, per quanti, altrimenti, verrebbero risucchiati da quel grande buco nero che è la società del perbenismo, quella dell’apparire, più che dell’essere, che nei Vangeli, punto di riferimento e di fede di padre Carlo, viene descritta come “sepolcri imbiancati”.
La storia che tira in ballo la Chiesa di Bosco Minniti e padre Carlo è quella riportata dal Corriere a firma di Felice Cavallaro, a seguito dell’intervento del parlamentare piemontese del Pd, Davide Mattiello, componente della Commissione nazionale antimafia, che tenta di fermare, chiedendo l’intervento della Questura, e non fare tenere, lo scorso sabato, nel campetto della Parrocchia, un concerto neomelodico (tra l’altro a pagamento e di cui nessuno, quando finisce in cronaca, sa mai niente, in particolare chi dovrebbe autorizzare) del rapper palermitano Daniele De Martino, quello del Borgo Vecchio e della canzone scandalo “O’ spara spara” inneggiante ad un violento rapinatore.
Concerto, ed è questa la notizia, organizzato dal boss siracusano Concetto Garofalo e dal figlio Sebastiano, entrambi condannati per estorsione a commercianti aretusei, il primo ad 8 anni e 8 mila euro, ed il secondo a 3 anni e 800 euro.
Garofalo, che era agli arresti domiciliari, dai quali è fuggito ben tre volte, da ieri, lunedì, è tornato in carcere su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Catania. Sarebbe stato lui a far chiedere a padre Carlo l’uso del campetto per una festa di compleanno ed un concetto di musica neomelodica, senza approfondire nient’altro.
Campetto che il sacerdote concede, come sempre d’altra parte, a chi porta un po’ di allegria nel quartiere, basta avere tutto in regola con gli adempimenti previsti in questi casi. Concerto, ancora, dal quale padre Carlo si è tenuto lontano non amando quel genere musicale.
«Non sapevo chi fosse il reale organizzatore della festa – afferma padre Carlo D’Antoni – e in tanti anni che ci chiedono i locali per serate di ballo, convegni, partite di calcio, dibattiti, e non è mai accaduto nulla. Non chiedo certo il certificato penale ai tanti, centinaia, che vengono in parrocchia o chiedono di poter fare una festa. Non sapevo neanche che fosse a pagamento. Certo con le notizie che ho appreso adesso non avrei acconsentito».
La stessa Questura, nonostante la richiesta dell’on. Mattiello, lascia svolgere il concerto, preferendo monitorare lo stesso e con la dovuta attenzione effettuare le indagini del caso.
Questo non basta a Cavallaro per accendere i riflettori su padre Carlo D’Antoni ( “…accertamenti che coinvolgono il parroco…”) tirando in ballo una vicenda giudiziaria di qualche anno fa su permessi di soggiorno falsi per migranti, del quale però padre Carlo è stato totalmente prosciolto ed anche risarcito.
Addirittura coinvolgendo, nel contesto, anche il suo avvocato, la parlamentare siracusana del Pd, Sofia Amoddio: “…Chissà forse tornerà a chiedere ausilio all’avvocata che lo aiutò la prima volta a scrollarsi di dosso ogni sospetto, Sofia Amoddio, deputato nazionale del Pd eletta a Siracusa, collega di Mattiello in Commissione Giustizia”.
Un passaggio che per molti sembra lasciato alla “libera interpretazione“, e magari chi non conosce il parroco di Bosco Minniti potrebbe pensare chi sa che cosa.
Ma i siracusani conoscono padre Carlo e il suo instancabile lavoro sul fronte degli ultimi e delle periferie, dove in genere non vuole mettere mani nessuno, in pochi, magari per sporcarseli di solidarietà e legalità.