
Ci siamo.
Si avverte nell’aria, da qualche settimana, un odore cattivo. L’inizio dell’ennesimo attacco alla figura istituzionale del presidente della Repubblica. La data del referendum sarà una ghiotta occasione, per alcuni, di esprimere meschinità.
Questa storia di asfaltare i presidenti della Repubblica è diventata stucchevole, noiosa e soprattutto molto pericolosa per la democrazia.
Al presidente emerito Giorgio Napolitano manca soltanto l’accusa di essere stato ideatore insieme ad Hitlet del nazismo, per il resto è stato condannato e senza appello delle più grandi nefandezze degli ultimi trent’anni, solo sulla base di meri interessi di bottega.
Eppure, lo racconterà la storia, in un momento assai delicato per le istituzioni, l’Italia, non poteva avere un presidente migliore di quello che ha avuto.
Adesso, ci riproveranno con Sergio Mattarella, come se il presidente della Repubblica fosse il massimo esponente dell’opposizione da contrapporre al presidente del Consiglio, da mandarlo a casa e prenderne il posto.
Il rispetto delle istituzioni va al di là della persona che ricopre un determinato ruolo, attaccare il presidente della Repubblica è come dare della “puttana” alla propria madre.
Chi vuole un presidente interventista, picconatore e capo di una coalizione, deve cambiare la “migliore Costituzione del mondo”… e trovala una maggioranza.