Lentini – Il Comune di Lentini va in dissesto finanziario. Dopo la Giunta che l’aveva votato nel novembre scorso, due giorni addietro il provvedimento è stato votato all’unanimità anche dal Consiglio comunale.

La causa di questa drammatica decisione, che non facilità di certo il futuro dell’ente così come dei suoi cittadini, sono oltre 11 milioni di debiti fuori bilancio accumulati negli ultimi trent’anni e mai saldati. Solo un milione, di questi undici, sarebbe attribuibile, assicura il sindaco del PD, Alfio Mangiameli, alla sua attività amministrativa, in otto anni di governo della città. Il resto hanno numerosi padri, e adesso molti fanno finta di dimenticarsene, e pochissimi tutori, tantè che i debiti anziché essere saldati, nel corso di tutti questi anni, sono maturati.
Ma il debito maggiore che ha fatto saltare il banco è quello di 4 milioni e mezzo con l’avvocato catanese De Geronimo per un esproprio, notificato qualche anno addietro, che il sindaco e l’Amministrazione, secondo l’opposizione, non avrebbero saputo spalmare, facendo congelare tutta la liquidità che il Comune aveva a disposizione, restando senza un centesimo.
A ciò si somma la crisi che ormai tutti i Comuni stanno vivendo con i tagli di oltre il 50% dei trasferimenti da parte della Regione, che tra l’altro ad oggi è ancora ben lontana dal saldare i conti del 2014, e la venuta meno dei fondi dello Stato che non traghetta più un centesimo.
Se i Comuni voglio continuare a vivere devono affidarsi alla finanza locale, ovvero a tributi e tasse a carico dei cittadini, per garantire l’erogazione dei servizi, il pagamento degli stipendi, e il pagamento degli interessi alle banche per le scoperture alle quali sono costretti a ricorrere per fare tutto ciò.
Un quadro già drammatico per tutti gli enti che non sono in dissesto, immaginiamoci in un Comune che è stato costretto a dichiarare il fallimento per non essere più in grado di mettere in equilibrio il proprio bilancio.
E il futuro non è certo roseo per nessuno, se si considera che di per se la crisi economica e l’alta percentuale di disoccupazione che si registra in Sicilia, in particolare nel siracusano, non aiutano i cittadini ad essere contribuenti “encomiabili“: materialmente non possono.
A Lentini, da adesso, sarà più difficile che altrove. Perché il dissesto presuppone l’arrivo di commissari regionali che alzeranno al massimo tutte le aliquote di tasse e tributi, mentre bloccheranno l’erogazione di quei servizi e di quelle spese considerate “non essenziali”. E sarà veramente dura, in particolare per le fasce più deboli della popolazione.
Questo lo scenario, nella sua crudezza, con la quale i lentinesi d’ora in avanti dovranno fare i conti.
Non serve sparare l’uno contro l’altro, al di la delle eventuali responsabilità individuali e politiche che ognuno potrebbe avere: per queste ci saranno tempi e modi.
Continuare a demolire, come nelle guerre, certo non aiuta a trovare la pace, meglio cercarla subito, magari unendo le forze e la città, piuttosto che raderla al suolo. Ma questa è una scelta che dovranno fare la politica di quella città e i suoi cittadini.
Sta di fatto che il Comune non può trovarsi da un momento all’altro sprofondato nel buio più pesto, ci sono servizi da garantire, come la raccolta dei rifiuti, il servizio idrico e fognante, che riguarda anche l’igiene e la sicurezza dei cittadini, e ancora, il sostegno ai più deboli, per evitare tensioni sociali, e tenere in vita lo stesso ente con il personale, per poter proseguire il percorso e continuare a svolgere quei ruoli per il quale esiste.
In tutto questo però Stato e Regione non possono essere spettatori passivi.