Elogio dell’incoerenza apparente

Massimo Cacciari
Massimo Cacciari

Chicco Testa l’ha cantata tutta al filosofo Massimo Cacciari: «Ma tu devi contraddire chiunque parla, compreso te stesso, questo è il tuo sport preferito. Contraddiresti anche te stesso da un minuto all’altro». Di più, non pochi commenti dei lettori negli editoriali del filosofo sono in tale direzione.

Meravigliosa questa storia della coerenza contrapposta all’incoerenza, talmente tanto, che a costo di apparire incoerente –  ma non è una novità – si rende necessaria una riflessione sulla follia dell’incoerenza.

Tutto un paradosso.

A parte il fatto che Massimo Cacciari è capace di armonizzare gli opposti, nel suo essere, spesso, oracolare ed oscuro, sembra incoerente, ma nella realtà  esiste un filo logico-naturale in tutti i suoi ragionamenti. Ecco, quel che appare incoerenza, nel sentire comune, nelle sostanza sprigiona l’essenza della vita, la perfezione.

Come la natura, nella sua “imperfezione apparente” insiste quel suo essere sublime, ma ama nascondersi e prendesi gioco di noi. A differenza delle produzioni umane, che sono “apparentemente perfette”, simmetriche, dove ogni cosa è al suo posto, ma spesso non funzionale, la natura, quello che insiste sulla terra, che calpestiamo e vediamo, sprigiona dalla sua apparente imperfezione una funzionalità assoluta, e nasconde il suo essere compiuto.

Tutto ciò che guardiamo in natura ci sembra “irreale”, disordinato, quasi fuori posto, al punto che l’intelletto umano, nella sua maggiore estensione, produce una serie di azioni volte a trasformare quella compiutezza, modificando la natura ai nostri occhi, rendendola illusoriamente perfetta, quindi umana, per cui mortale.

Ecco, la stessa cosa facciamo della pseudo-coerenza.

Essere coerenti, nel significato popolare del termine, nel gergo comune, vuol dire non cambiare idea nelle “cose”, perchè se la si cambia si diventa incoerenti.

In sostanza, prima di esprimerci esiste un obbligo, imposto come totem, di azionare il cervello, ricordare tutte le “cose” che si sono dette in passato, al fine di evitare di dirle al contrario. In modo tale da poter decantare ed autostimare l’immensa coerenza. Invece è proprio al contrario, nella libertà di esprimersi nell’apparente incoerenza c’è quell’ordine unitario ed armonioso del tutto.

La coerenza nell’intendere comune è monotona, è noiosa, appartiene ai molti che sono coerenti con le “cose” e non con i sentimenti, spesso coerenti, più che a noi stessi, a quei totem voluti dai leader.

C’era un filosofo, immenso, Søren Kierkegaard, il quale usciva da se stesso dal suo punto di vista per indossare delle maschere, assumendo pseudo nomi, più esattamente eteronimi, con ognuno dei quali esprimeva pensieri diversi sulle stesse cose. Questo è un grande esempio di apparente incoerenza, ma è solo la ricerca di quella verità che non esiste. La verità è solo soggettiva, mai assoluta, quasi personale sperimentata su noi stessi, quindi nell’attimo in cui la comunichiamo, anche a noi stessi, è suscettibile di metamorfosi.

Nell’apparente coerenza si erge quella continua guerra che combattiamo l’uno armato contro l’altro, ognuno sicuro di essere la verità.

Il principio fondante dell’incoerenza apparente può spiegarsi in questa formula “Non c’è in nulla tutto il vero o tutto il falso, entrambi si accendono in quanto mostrano ciascuno un aspetto del vero”.

Esiste quel tentativo di fare del “pensare” una scienza matematica, del tipo due + due = quattro.

La vita è un altra cosa, non è matematica, il suo essere risiede proprio nel risultato che è sempre diverso sulla base del soggetto che si cimenta nel “calcolo”.

Quindi, cosa c’è di più meraviglioso della vita, in cui ognuno “calcola” a modo proprio, senza regole fisse imposte, se sulla base del contesto del ragionamento, si scopre possessore di mille verità, una contraria all’altra.

 

Post Scriptum

Il termine aporia, dal greco πορία (passaggio impraticabile, strada senza uscita), nella filosofia greca antica indicava l’impossibilità di dare una risposta precisa ad un problema poiché ci si trovava di fronte a due soluzioni che per quanto opposte sembravano entrambe apparentemente valide.

Errato. Le risposte ad un problema sono come i  numeri in matematica, infinite, l’unica cosa da consapevolizzare e che tutte quelle strade, come tutti i numeri, pur viaggiando in direzioni opposte conducono nello stesso luogo, “uno”. 

L’unica coerenza è quella di armonizzare gli opposti.

 

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Un commento su “Elogio dell’incoerenza apparente”

  1. Cacciari sa fare solo incoerenza…e le analisi del giorno dopo…. l’incoerenza è incorenza. Punto….ingiustificabile…. e mi fermo qui.

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