PACHINO – Sono bastate 48 ore alla Polizia per individuare e fermare gli autori dell’omicidio del 25enne Paolo Forestieri avvenuto sabato sera davanti al ristorante Taverna dei due Mari in via Maucini a Portopalo. Alla base dell’omicidio ci sarebbe la lotta per la spartizione del territorio nelle attività criminali.
Nelle prime ore della mattinata, dopo una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa, dal sostituto Salvatore Grillo, gli agenti del Commissariato di Pachino al comando del dirigente Paolo Arena, sottoponevano a fermo di indiziato di delitto per concorso in omicidio, tre giovani pachinesi, Luca Matarazzo di 23 anni (con la recidiva reiterata infraquinquennale), Fabrizio Dipasquale di 24 anni, ed Enrico Dimaiuta di 23 anni.
Per loro l’accusa è anche di porto illegale di fucile, lo stesso con il quale intorno alle 23 di sabato sera hanno sparato contro Forestieri, figura nota per la sua attività nel ricco mercato della donna, e ferito leggermente la madre che stava alla guida della Punto bianca con la quale i due si erano recati al ristorante per assistere ad un concerto neomelodico e festeggiare il compleanno della convivente della vittima, non ancora presente al momento della sparatoria.
La sera di sabato, come si ricorderà, intorno alle 23, la Polizia era intervenuta a Portopalo per la segnalazione di alcuni colpi d’arma da fuoco. Qui si trovarono davanti al corpo esanime di Paolo Forestieri, subito soccorso e trasportato nel vicino ospedale di Avola dove però arriverà cadavere.
Dalle prime informazioni acquisite sul posto dagli investigatori, si appurava che il Forestieri in serata, verso le 22.40 circa, si era recato a bordo della Fiat Punto bianca guidata dalla madre, presso il ristorante di Portopalo per il concerto e la festa di compleanno della compagna.
Sceso dall’autovettura, in corrispondenza dell’ingresso del locale, veniva all’improvviso colpito con arma da fuoco da ignoti che si dileguavano a bordo di un’autovettura, facendo perdere le loro tracce. La madre del giovane, rimasta in auto, uditi gli spari accorreva in suo soccorso. La stessa, colpita di striscio da schegge di vetro, colta da malore veniva trasportata all’ospedale di Noto per le cure del caso ma dimessa subito dopo.
Immediate le indagini ed i rilievi della Scientifica, attraverso il quale si appurava che l’arma utilizzata per l’agguato era un fucile, grazie anche al ritrovamento di due borre in plastica all’interno dell’auto, un bossolo e frammenti di piombo deformati.
Gli spari, avevano mandato in frantumi il vetro anteriore e posteriore lato guida della Punto nonché il vetro anteriore lato passeggero e interessato lo sportello posteriore sinistro. Non solo, ma dal riscontro del medico legale si accertava che il colpo mortale che aveva ucciso Paolo Forestieri lo aveva attinto all’altezza della regione lombare sinistra.
Nel frattempo scattava la caccia ai killer con perquisizioni mirate alla ricerca di armi in corrispondenza dei luoghi più sensibili per la criminalità locale. Ma è grazie all’acquisizione delle immagini di alcuni impianti di video sorveglianza presenti in vari punti del tratto interessato dalla scena del crimine, che gli investigatori hanno potuto individuare i tre giovani oggi accusati del delitto. L’evoluzione investigativa, conduceva, di lì a poco, la Polizia al sequestro dell’auto utilizzata per compiere il delitto, una Toyota Yaris.
Messi alle strette, dinanzi alle evidenze delle prove raccolte, i tre giovani hanno così confessato il delitto alla presenza del magistrato e dell’avocato delle parti, ripercorrendo tutti gli eventi di sabato che hanno portato all’uccisione di Paolo Forestieri.
Alla base dell’omicidio ci sarebbe l’astio tra gruppi rivali e la contesa del monopolio dell’attività criminosa sul territorio pachinese.
Sono comunque ancora in corso ulteriori indagini da parte degli investigatori al fine di riscontrare aspetti d’interesse ed acquisire ulteriori elementi di prova.






