
Ebbene, Roberto Saviano ha “monologato” nella legione straniera, in quel Canale Cinque dei Berlusconi, (lo dice Marco Travaglio e l’intero popolo del boicotta B.). Ospite della “direttrice d’orchestra” Maria De Filippi, colei che mercifica i sentimenti (lo dice Sabina Guzzanti e l’intero popolo eticamente eletto).
Insomma, “a letto con il nemico”.
Saviano non è Travaglio, e neppure la Guzzanti. Almeno non sempre.
Ogni tanto, scende dal suo piedistallo e si immerge, con tutto il suo essere “nel popolo“, quello dei giochi a quiz, delle fiction, delle ballerine, di Amici, quello di serie B.
In un intervista rilasciata a Silvia Fumarola su “la Repubblica” ha dichiarato: «Basta con i pregiudizi, è giusto parlare a tutti. Questo pubblico, non si aspetta che tu sia lì. Non sei di fronte a chi già conosce il tuo punto di vista e quindi puoi dire tutto, tanto ti sostiene. Devi convincerlo, portarlo ad ascoltare” e poi, ancora, “un proclama violento è una scorciatoia, crea tifoserie, non ragionamento. Io dico ai ragazzi: non fermatevi agli slogan, approfondite». Musica celestiale.
Diciamo questo. Il disinteresse di una parte degli italiani alle cose pubbliche, sommato alla spocchia culturale, sociale e della perfezione etica, dell’altra parte, determina quel totale che si chiama Italia.
Ogni tanto accade il miracolo: gli opposti si armonizzano in un dialogo alla pari.
Ecco, quel che separa il popolo di seconda serie, dagli “eticisti della perfezione“, è il podio.
Nel film di Sergio Leone, Joe, il Buono/biondo (Clint Eastwood) affermava: «Vedi, il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica, e chi scava. Tu scavi». Qui, che siamo in Italia, ci dividiamo in due, c’è chi sta sul piedistallo e chi sotto, loro sono situati stabilmente sopra.
Quando Saviano scende aiuta l’Italia, miracolandola.
Quando non scende, e per chi non scende mai, l’obbiettivo muta nella sostanza.