Lavoratori autonomi, dipendenti e “furbetti”

lavoro siL’intera storia dell’umanità, può essere letta in relazione a quel tentativo dell’uomo di limitare il “fardello del lavoro“. Questa verità è stata messa in luce da Hannah Arendt, ma sotto altri punti di vista un pò tutti i pensatori si sono cimentati con questa tendenza.

C’è da dire questo, a partire dai padri, dei padri dei nostri padri, ai giorni nostri, in realtà l’uomo, sia per le scoperte, non solo scientifiche, sia per le lotte dei lavoratori, è riuscito notevolmente nell’impresa. Ma come al solito c’è qualcosa che conferma uno degli elementi chiave della nostra cultura: passare da un estremo ad un altro.

Tutto questo al punto che oggi esiste la necessità di ridefinire il significato del termine lavoratore.

Ecco, un piccolo lavoratore autonomo, capace di esprimersi nella conduzione della sua azienda anche per quindici ore al giorno è un “lavoratore“? Un impiegato da sei ore al giorno è un “lavoratore“?, Un agricoltore, un minatore o un operaio è un “lavoratore“? Un politico è un “lavoratore“? E così via.

Il vero problema nel rispondere a queste domande risiede nel fatto che, spesso, le nostre risposte sono inficiate da preconcetti ideologici, senza tener conto della realtà. Per cui le nostre risposte sono influenzate da fattori che ci allontanano dalla verità.

Partiamo da una considerazione rispetto alla quale, penso, siamo tutti d’accordo: la ricerca dell’umanità di lavorare meno è una conquista indiscutibile. La vita è troppo breve per “sprecarla” interamente nel lavoro, ben altro l’esistenza ci riserva.

Tuttavia, questa legittima esigenza dell’uomo, causa quell’essere smisurati, che non siamo altro, non ha prodotto compiutamente i risultati sperati, infatti, così come sempre, esistono,  lavoratori sfruttati, lavoratori in difficoltà, non lavoratori da una parte e dall’altra pseudo lavoratori, che percepiscono chi poco, chi tanto, senza fare un bel… niente.

Questa cosa non va, né se la guardiamo con gli occhi di Marx, nè con quelli di Mill.

Abbiamo tutti insieme sbagliato qualcosa e continuiamo a ribadire gli stessi errori.

Questo perchè l’uomo, per sua natura, individuale e collettiva, tende a “farsi le proprie esperienze” senza tener conto di quelle vissute dai nostri simili.

Quello che è accaduto nei secoli, poi concretizzatosi nel corso del 900, è stata la nascita di una nuova classe sociale, quella dei “furbi“, che sono, seppur involontariamente, il prodotto naturale di lotte della società di tipo parziale.

Rispetto al passato, il furbo non è più qualche sparuto individuo, che vive nell’invisibilità sociale, quanto un nutrito gruppo di persone che esiste alle spalle degli altri, e se ne vanta. Un parassita 2.0.

L’errore di valutazione che commettiamo tutti, è quello di considerare il “furbo“, come appartenente a qualcosa di diverso da noi, generalizzando la sua condizione a condizione di parte.

Ecco dove l’ideologia prende il sopravvento.

Non tutti i lavoratori autonomi sono evasori, così come non tutti i lavoratori dipendenti sono fannulloni, anzi è proprio al contrario, solo un piccola parte possiamo certamente ascriverli nella categoria dei “furbi“, che comunque pochi non sono.

Però, così come la cattiva erba si mangia quella buona, allo stesso modo accade nel mondo del lavoro, quindi ci troviamo di fronte a situazioni insostenibili.

Riassumendo, abbiamo i “ricchi” che ci sono sempre stati, capaci di organizzarsi e di curare i propri interessi, poi ci sono i lavoratori, o aspiranti tali, persone che per sbarcare il lunario fanno fatica, disorganizzati, capaci di farsi la guerra tra loro, ed infine ci sono i furbi, che hanno imparato ad organizzarsi.

La realtà, pertanto, ci propone categorie sociali nuove, diverse rispetto al passato, non possiamo continuare a leggere questa realtà con i vecchi obsoleti sistemi ideologici del passato, di destra e sinistra.

Altrimenti accade, come di fatto avviene, che la “sinistra” rappresenta tutti i lavoratori dipendenti, fannulloni compresi, e la “destra” tutti i lavoratori autonomi, evasori compresi.

Oggi, i ricchi, i furbi ed i lavoratori stanno sia dall’una che dall’altra parte.

L’unico elemento che può salvarci è l’organizzazione dei lavoratori, tutti, insieme nel rivendicare i propri diritti.

Le rivendicazioni settoriali non sono mai servite a nulla se non a determinare qualche passaggio individuale dalla condizione di lavoratore a quello di “furbo“.

Purtroppo, questo modo di intendere le rivendicazioni, attraverso le ideologie, determina la divisione dei lavoratori e produce la così detta guerra tra poveri, qualche furbetto in più con posto fisso nella politica, ed a lasciare inalterata la condizione qualitativa e quantitativa della classe dirigente.

Superare le ideologie ed organizzare i lavoratori, tutti, questo è il passo che deve compiere l’umanità, altrimenti, tutte le lotte con cui una parte, nel tentativo di prevalere sulle altre, per tramite il potere,  produrranno un aumento a dismisura di furbi,  fermo il resto.

non dice altro che questo.

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