SIRACUSA – Avrà inizio giovedì 28 maggio, e proseguirà anche nelle giornate di venerdì e sabato, con inizio alle ore 15 nell’impianto sportivo “Giorgio Di Bari” di Siracusa, la 20° edizione del più longevo della provincia, intitolato alla memoria del giovani atleta prematuramente scomparso “Stefano Dell’Aquila” e promosso dalla Csd Enzo Grasso e dalla Us Aldo Marcozzi.
La festa finale della manifestazione sportiva, con la premiazione di tutti i bambini partecipanti, è prevista per sabato alle ore 19 con la presenza dei familiari del giovane Stefano, i cui organi, con un gesto sensibile e nobile, furono donati.
Hanno aderito al torneo 38 squadre e di 21 società provenienti da tutta la provincia di Siracusa, e dalle province di Catania e Ragusa, appartenenti alle tre categorie: Esordienti, Pulcini e Piccoli amici.
«Queste manifestazioni – ha detto il patron della “Enzo Grasso” Antonello Liuzzo – hanno uno scopo esclusivamente sociale. Si tratta di tornei che organizziamo da anni con l’obiettivo di far divertire i ragazzi, permettere loro di fare nuove esperienze di vita in uno splendido contenitore sociale qual è un campo di calcio. Purché questo campo di calcio non si trasformi ogni volta in un luogo dove scaricare tutti gli isterismi possibili, fra tecnici, responsabili di scuole calcio e genitori. Tutti insieme devono capire che l’unico scopo è la crescita dei loro ragazzi. Che prima di diventare campioni in campo lo devono essere nella vita, aiutati da chi li segue quotidianamente su un rettangolo di gioco o fra le mura domestiche. Il mio è un appello, affinché questo sport sia sempre sinonimo di divertimento e di socializzazione».
Chi era Stefano Dell’Aquila
Stefano Dell’Aquila era un giovane pugile siracusano, morto a soli 19 anni nel 1995. Morì dopo una settimana di coma, in seguito ad un ematoma al cervello accusato durante gli allenamenti in palestra. I familiari autorizzarono poi l’espianto degli organi e all’Ospedale Garibaldi di Catania, dove era stato ricoverato il giovane, giunsero due equipe mediche da Roma e Cagliari per il prelievo di fegato, cuore, reni e cornee.
«Ho perso mio figlio e me lo sento rubato – disse allora la madre Gaetana Barbarino – ma se questa disgrazia potrà servire per dare vita a qualcun altro, va bene. Spero che un giorno potrò incontrare le persone che vivono grazie agli organi di mio figlio».
La federazione pugilistica ma anche la magistratura di Siracusa aprirono a suo tempo due inchieste per capire come morì Stefano Dell’Aquila e le cause che provocarono l’ematoma poiché si disse che sarebbe potuto essere stato provocato anche da una accidentale caduta in motorino.
Dell’Aquila faceva il muratore e nella sua breve carriera di pugile vinse quattro incontri su quattro, salvo poi interrompere i match per una fastidiosa frattura alla mano.