
SIRACUSA – Nella vicenda un po’ torbida del servizio idrico integrato in provincia di Siracusa e lo scontro di alcuni sindaci con l’allora gestore Sai8, società, come si ricorderà, fallita nel 2013 e composta, a suo tempo, dalla milanese Saceccav e dalla siracusana Sogeas (fallita anch’essa), i Comuni “ribelli” e chi li guidava, alla fine non erano pazzi o su una strada sbagliata per riportare alla gestione pubblica l’acqua.
Il Tribunale di Catania ha infatti rigettato le richieste avanzate dai Sai8 e dalla Saceccav, che gestivano il servizio idrico integrato nel siracusano, di risarcimento danni milionario nei confronti dei Comuni che, a suo tempo, evitarono di consegnare gli impianti, e nei confronti di quelli che pur avendoli consegnati hanno fatto di tutto per uscire fuori, dopo le inadempienze contrattuali e i mancati investimenti da parte del gestore.
Il Tribunale ha riunito i ricorsi, accogliendo l’eccezione di nullità del contratto di affidamento del servizio idrico integrato che avevano formulato i Comuni, condannando le due società al pagamento delle spese di giudizio, 174 mila euro Sai8 (società fallita nel 2013, composta inizialmente dalla milanese Saceccav e dalla siracusana Sogeas, quest’ultima anch’essa fallita), e 186 mila euro Sds.
Due, dunque, le chiamate in giudizio.
Il primo procedimento riguardava gli 11 Comuni della provincia cosiddetti “ribelli” (Avola, Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide, Rosolini, Ferla, Cassaro, Buscemi, Melilli, Carlentini, Sortino e Francofonte), guidati dal vice presidente dell’Anci e sindaco di Canicattini Bagni, Paolo Amenta, che allora ricopriva anche il ruolo di vice presidente dell’Ato idrico, e 27 tra sindaci e dirigenti interessati oltre all’Ato idrico e alla Regione Siciliana. In questo caso il risarcimento richiesto era di 105 milioni di euro, a seguito del fallimento di sai8, causato, secondo la società richiedente da tutti i soggetti chiamati in causa, ognuno per la propria parte.
Il secondo procedimento giudiziario, invece, era stato richiesto contro i 21 Comuni della provincia di Siracusa che componevano l’Ato idrico, il Consorzio Ato presieduto dalla Provincia regionale e la Regione Sicilia, per aver causato il fallimento di Sai8 con conseguente azzeramento del valore e una richiesta di risarcimento da oltre 50 milioni di euro per aver leso il diritto a eseguire le opere connesse alla gestione del servizio idrico e condizionato le scelte del gestore.
Diverso il giudizio dei giudici del Tribunale di Catania, che, invece, hanno ritenuto non sostenuto da nessuna valida volontà dell’ente il contratto stipulato in seguito, una volta annullata la delibera con cui il Consorzio Ato accettava la richiesta di Sai8 sulla rimodulazione delle garanzie. Per cui, di conseguenza, con l’annullamento della gara, anche il contratto di affidamento del servizio diventa nullo, e le società nulla hanno a che pretendere, compreso l’eventuale risarcimento che il Tribunale etneo ha pertanto negato.
Respinte anche le tesi di Sai8 sul canone di concessione, ritenendo corretta l’escussione della polizza fideiussoria fatta dal Consorzio Ato in presenza di inadempienze del gestore del servizio idrico integrato, e il controllo esterno dell’ente nei confronti del privato.