Crisi dell’ex Provincia di Siracusa, situazione ancora drammatica. Per la Uil “una messinscena della Regione”

La sede dell'ex Provincia
La sede dell’ex Provincia

SIRACUSA – Giornate difficili, di tensione, ma anche di speranza, all’ex Provincia regionale di Siracusa, in particolare da parte dei dipendenti e della partecipata Siracusa Risorse, da mesi senza stipendi, dopo le dimissioni del commissario regionale, Antonino Lutri.

Una struttura quasi al default, priva di liquidità e di bilancio, a causa dei tagli e dei mancati trasferimenti finanziari da parte dello Stato e della Regione, che oltre agli stipendi non riesce da tempo a garantire i servizi che il ruolo le assegna, dal trasporto ai disabili alle manutenzioni degli edifici scolastici, alla rete viaria, ai servizi sociali.

La speranza è che al più presto si riesca a trovare una soluzione per disegnare un nuovo futuro per questo ente, oggi Libero Consorzio dei Comuni, dopo oltre tre anni di commissariamento, e prima che il prossimo 11 settembre sindaci e consiglieri comunali provvedano ad eleggerne gli organismi di guida.

Sempre che, stando così le cose, vogliano assumersi la responsabilità di guidare un ente intermedio privo di risorse finanziarie per garantire, oltre agli stipendi ai dipendenti e alla partecipata, anche i servizi all’interno territorio, oggi, come detto, riposti nel cassetto.

Una situazione che provoca angoscia, quella delle nove ex Province siciliane, commissariate dal governatore Crocetta per una rivoluzione, la loro cancellazione, morta sul nascere e gestita malissimo. In Sicilia, poi, per via dello Statuto speciale, le varie formule e le tipologie votate dall’Ars sui nuovi Liberi Consorzi, così come sulle Città Metropolitane, sono diventate dei veri e propri “papocchi”, impugnati dallo Stato e rivotati. Una storia infinita, sempre appiccicaticcia.

Nel resto del Paese, infatti, le Province e le Città Metropolitane sono regolate dalla legge Delrio (Legge n.56 del 7 aprile 2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”).

Resta di grande difficoltà il quadro complessivo, appesantito a Siracusa dalle dimissioni del commissario regionale. Dimissioni che per la classe politica e sindacale aretusea, hanno il sapore della “beffa”, l’ulteriore, da parte della Regione, magari per prendere ancora tempo nei confronti del governo nazionale che, quantomeno, dovrebbe far slittare i termini per l’approvazione dei bilanci, scaduti ieri.

In pratica la Regione, come sottolineava in questi giorni il vice presidente di AnciSicilia, Paolo Amenta, così come fatto con i Comuni, dovrebbe già provvedere a commissariare i commissari.

Ma il problema primario resta, ovvero, cosa infilare nel bilancio se non si conosce la ripartizione dei trasferimenti?

A tutt’oggi, per le nove ex Province siciliane, sono stati previsti solo 9 milioni dal decreto nazionale Enti Locali, e altrettanti nella finanziaria regionale, quando per pagare i soli stipendi dei 6000 dipendenti ne occorrerebbero ben 180 di milioni di euro.

Su questo sono state dure le prese di posizione delle forze sindacali, come nel siracusano, dove, lo ricordiamo, i dipendenti aspettano da tre mesi gli stipendi.

«Se far dimettere Lutri, funzionario regionale, costituisce il massimo dell’escamotage tecnico che la Regione è riuscita a inventarsi per ritardare la certificazione della morte della ex Provincia regionale di Siracusa – commenta il segretario provinciale della Uil Fpl, Gesualda Altamore siamo di fronte all’ennesimo numero da basso avanspettacolo cui siamo stati abituati dalla “riforma Giletti” in poi. Peraltro, poiché non siamo adusi a dare nulla per scontato, attendiamo ancora di sapere se l’uscita di scena del commissario sia stata accompagnata o meno dal varo del bilancio disequilibrato, altrimenti le valutazioni da fare saranno ben altre. Il tema sul tappeto, comunque è sempre lo stesso: la politica regionale o nazionale che sia, ha abbandonato i lavoratori della ex Provincia e i cittadini di questo territorio? A questo interrogativo, ahinoi, solo la politica può dare una risposta»

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