Trivellazioni, la Di Marco (PD) chiede al governo regionale una “istruttoria approfondita”

Marika Cirone Di Marco
Marika Cirone Di Marco

Siracusa – L’Assemblea regionale siciliana, dove oggi era previsto il voto sul programma di trivellazioni per l’estrazione di petrolio e gas dal mare di Sicilia, così come sulla terra ferma (alcune delle quali già autorizzate da un accordo del governo regionale con Assomineraria e previste dallo Sblocca Italia del governo nazionale), dopo gli interventi dei grillini Trizzino e Cappello e dei democratici Ferrandelli e Panarello, ha rimandato a martedì prossimo la discussione, dopo che i deputati del Movimento 5 Stelle hanno abbandonato l’aula.

Contro le trivellazioni, come si ricorderà, si sono schierati in un fronte unico, l’AnciSicilia, l’Associazione dei Comuni siciliani, Greenpeace, Legambiente, Wwf, Comitato spontanei di cittadini “No Triv”, e il Coordinamento dei Comuni i cui Consigli comunali hanno votato ordini del giorno per chiedere al governatore di impugnare gli articoli dello Sblocca Italia davanti alla Corte Costituzionale, ed essere liberi di scegliere lo sviluppo futuro dei loro territorio, che deve guardare alla sostenibilità.

Sull’argomento interviene anche la deputata regionale del PD, la siracusana Marika Cirone Di Marco, componente della Commissione Ambiente dell’Ars, per chiedere al governo regionale un’analisi più approfondita, “un’istruttoria approfondita  nella quale tutte le legittime ragioni in campo, imprenditoriali, ambientali, istituzionali, amministrative trovino una sintesi alta, non un maldestro abborracciamento, può essere il modo di pervenire a una decisione  difficile ma più condivisa”.

Ecco cosa scrive in una nota l’on. Di Marco.

Il Parlamento siciliano è chiamato ad esprimersi nelle prossime ore (se parlerà martedì prossimo) su un vasto programma di trivellazioni off shore e on shore, delineato a seguito dell’approvazione da parte della Giunta Regionale del Protocollo con Assomineraria e di quello per Gela. La complessità delle questioni contenute nei Protocolli ed il parziale approfondimento intervenuto, sia nelle Commissioni legislative Ambiente e Attività produttive, sia nell’informativa resa in Aula da parte del Governo, non consentono un’assunzione consapevole di responsabilità, tanto più a fronte di scelte che intercetteranno per i prossimi decenni gli interessi e la qualità della vita delle nostre comunità.

L’impatto riguarderà l’ambito delle perforazioni, di cui si parla molto e le infrastrutture a servizio in mare e in terra, di cui si parla meno, le une e le altre da sottoporre, invece, a valutazione congiunta e contemporanea, improntata a trasparenza e rispetto per i territori. I Protocolli siglati hanno  punti di chiarezza uniti a parti indeterminate, ripetitive, confuse. Risultano chiare le motivazioni e definite le richieste delle Società interessate alle trivellazioni in merito alle procedure amministrative, alla tempistica, alle royalties da ottenere da parte dell’Amministrazione Regionale, assai meno chiare risultano le garanzie in materia ambientale che le medesime s’impegnano ad offrire. Nel Protocollo con Assomineraria, il Monitoraggio Ambientale è un impegno da perseguire, ma come questo debba essere attinto resta un ‘incognita; infatti non si indicano, in barba alle direttive dell’Ispra, modalità, tecnologie, sistemi di informazione del territorio.

Altrettanti elementi di indefinitezza vi sono nel Protocollo per Gela, anche se in questo caso la sottoscrizione del Sindaco della città garantisce quel controllo dell’Ente Locale ovunque auspicabile. L’impostazione seguita nell’uno e nell’altro fa passare in secondo piano questioni imprescindibili come l’alta  sismicità dei luoghi, le peculiarità del paesaggio e degli ambienti marini, gli interessi delle attività produttive legate alla pesca, all’agricoltura, al turismo. L’eco-compatibilità sbandierata nelle dichiarazioni alla stampa da frenetici supporter, sparisce di fronte all’assenza di una complessiva  valutazione costi/benefici, in cui inserire accanto ai benvenuti investimenti e all’occupazione “reale” indotta, il rischio ambientale da perforazione, contaminazione, inquinamento e la eventuale perdita produttiva di altri comparti economici.

Questo quadro dimezzato, nel quale le questioni della tutela dell’ambiente e della sicurezza appaiono sacrificate, non consente di esprimere una valutazione compiuta, né sarebbe giustificabile in una materia, che agita la coscienza, arrivare a un voto per appartenenza o per contrasto. Non convince nemmeno  la  proposta grillina di andare a referendum sull’art. 38 dello Sblocca Italia. Consentire, invece, da parte del Governo Regionale un’istruttoria approfondita  nella quale tutte le legittime ragioni in campo, imprenditoriali, ambientali, istituzionali, amministrative trovino una sintesi alta, non un maldestro abborracciamento, può essere il modo di pervenire a una decisione  difficile ma più condivisa.

Sottrarsi agli aut aut  di Protocolli e Sblocca Italia ,che non possono imbavagliare un Parlamento, preserva  all’Assemblea Regionale  la centralità che essa deve esercitare di fronte a scelte strategiche, che riguardano sia sviluppo e crescita che la funzione dell’Autonomia Speciale. Su questo terreno, le trivellazioni hanno riacceso l’attenzione sugli art. 36 e 37, dello Statuto Siciliano. Governo e Assemblea possono ritrovare una rinnovata sintonia”.

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