Scontro in Consiglio a Siracusa sul servizio idrico, avviati controlli antimafia sulle società che lo gestiranno

(Foto d'archivio)
(Foto d’archivio)

Siracusa – Lo slittamento a gennaio della nuova gestione del servizio idrico integrato nel Comune di Siracusa è dovuto ai tempi dei controlli antimafia sollecitati dell’Amministrazione comunale dopo le notizie pubblicate dalla stampa.

È quanto ha comunicato l’assessore alle Infrastrutture, Gianluca Rossitto, intervenendo ieri sera nella seduta di Consiglio comunale aperto, richiesto, come si ricorderà, proprio sull’argomento dai consiglieri di opposizione e al quale hanno partecipato i deputato regionali Vincenzo Vinciullo e Stefano Zito, e il rappresentante del movimento “No acqua salata”, Fabrizio Ardita.

Una riunione durata oltre tre ore, con l’opposizione all’attacco, da una parte, e Amministrazione e maggioranza, dall’altra, a tenere il punto sulle scelte adottate. Nel dibattito è intervenuto anche il sindaco Giancarlo Garozzo, replicando all’accusa di non avere rispettato il punto del suo programma elettorale sulla gestione pubblica del servizio idrico.

«Non ho rinnegato questa affermazione – ha detto Giancarlo Garozzoperché quella che stiamo vivendo è una necessaria fase di transizione. Se tra un anno ci saranno le condizioni andremo alla gestione pubblica; in ogni caso qualsiasi scelta passerà dal consiglio comunale».

L’esposizione dell’argomento è stata affidata a Salvatore Castagnino, uno dei firmatari della richiesta di seduta aperta. L’esponente dell’opposizione ha evidenziato una serie di criticità, a partire dalle tariffe (applicate nelle bollette emesse dall’Amministrazione) che non sarebbero state comunicate ai cittadini. Altro tema sollevato, quello dell’affidamento dei servizio ad un gestore privato Siam.

Castagnino ha chiesto la ragione per cui l’Ente non ha scelto la gestione diretta, prevista da una legge regionale e da un referendum, e perché abbia seguito una procedura simile ad una sorta di trattativa privata e non abbia scelto la strada del bando europeo, considerato anche l’importo della gestione può ammontare ad oltre 50 milioni di euro. Altre due questioni introdotte sono state: la destinazione delle somme riscosse dal Comune (quantificate in circa 3,5 milioni) e perché si sia fatto ricorso ai consulenti esterni e non alle professionalità presenti nell’Amministrazione.

L’opposizione ha sollevato altre questioni. Cetty Vinci ha chiesto quali siano i programmi della new-co, considerato anche che le famiglie non possono bere l’acqua che esce dai rubinetti. Secondo la consigliera la durata della gestione è troppo breve perché la compagnia possa avere degli utili e si è detta preoccupata per il futuro del servizio e dei lavoratori.

Gaetano Firenze ha chiesto chiarimenti sulla procedura seguita per l’individuazione della società e ha lamentato il mancato invito delle deputazioni nazionale e regionale visto che si trattava di una seduta aperta. Sul punto ha risposto il presidente del Consiglio comunale, Leone Sullo, il quale ha ricordato che è prerogativa dei consiglieri promotori della seduta fornire un elenco di soggetti da invitare, cosa che non è stata fatta.

Secondo Firenze, la procedura seguita dal Comune non è stata trasparente. Il consigliere ha puntato l’attenzione sulla scelte delle ditte che, dopo il fallimento della Sai8, hanno operato per impedire l’interruzione del servizio: sono state scelte senza gara per motivi di urgenza ma, a suo parere, si tratta di un’urgenza che dura da troppi mesi. Stessi dubbi Firenze ha sollevato sulla procedura seguita per individuare il gestore. Infine, ha affermato che le tariffe applicate dal Comune non sono state autorizzate.

Dubbi sono stati mossi anche da Massimo Milazzo, che non era tra i firmatari della richiesta di seduta aperta, il quale ha chiesto le ragioni dello slittamento a gennaio dell’inizio della nuova gestione. Poi ha ripreso il contenuto di un articolo del quotidiano “la Repubblica”, secondo il quale una delle ditte che compongono la Siam sarebbe “in odore di ndrangheta”. Milazzo ha chiesto cosa sta facendo l’Amministrazione su questo punto sollevando tuttavia perplessità anche sulle altre due imprese che compongono la new-co, una perché proviene dal settore elettrico, e quindi non ha competenza specifiche, l’altra perché si avvale delle consulenza “dell’ex amministratore delegato della Sogeas”.

Il primo a rispondere è stato l’assessore alle Infrastrutture, Gianluca Rossitto. Gli atti compiuti dall’Amministrazione, ha detto, sono avvenuti nel solco indicato dal Consiglio comunale in suo atto di indirizzo favorevole all’acqua pubblica, ma è inevitabile una fase di transizione per arrivare ad una gestione diretta del Comune. Quanto alle ditte che operano in regime di urgenza, Rossitto ha detto che sono state scelte dall’elenco delle imprese di fiducia  e poi ha difeso la procedura di affidamento del servizio, avvenuto – ha aggiunto – in un contesto di incertezza normativa. Il Comune, ha detto ancora l’assessore, ha lanciato un avviso pubblico di manifestazione di interesse, alla fine del quale solo un’azienda ha ritenuto di farsi avanti. Quanto alle tariffe, Rossitto ha detto che sono legittime perché sono state applicate quella accettate dall’Ato idrico con una riduzione decisa dalla Giunta.

Infine, l’assessore ha riferito della società “in odore di ndrangheta” informando il Consiglio di essersi recato in Prefettura assieme al sindaco per sollecitare controlli antimafia.

«Noi – ha concluso Rossittonon sottoscriveremo alcun contratto se non saremo certi della certificazione antimafia dell’impresa».

Sugli aspetti normativi è intervenuto il dirigente dell’Ufficio legale, Salvatore Bianca, secondo il quale la mancata introduzione della gestione diretta dal servizio idrico e  dovuta alla poca chiarezza della legge. Dopo la norma generale votata dall’Assemblea regionale non ci sono stati atti consequenziali, al punto che non sono stati ancora decisi gli ambiti ottimali.

L’ingegnere capo, Natale Borgione, ha ribadito la validità della procedura di contingibilità e urgenza adottata, ricordando che l’elenco delle imprese di fiducia del Comune esiste da molti anni e che viene aggiornato secondo le procedure di legge. Poi ha difeso la scelta del consulente esterno: «Nella gestione del servizio idrico – ha affermato – è uno dei più competenti in circolazione e solo adesso, dopo mesi di lavoro a titolo gratuito, viene retribuito».

Il dibattito è proseguito con gli interventi “esterni”. Fabrizio Ardita, dopo avere lamentato la prosecuzione della gestione privata, ha negato che le tariffe applicate dal Comune siano quella più convenienti per le famiglie. Vincenzo Vinciullo, uno del firmatari della legge per l’acqua pubblica, ha evidenziato le responsabilità del governo regionale sulla sua mancata applicazione; poi ha contestato l’entità delle tariffe, che non sarebbero legittime perché non adeguate al quoziente familiare introdotto dalla Regione. Stefano Zito ha contestato al sindaco il mancato rispetto degli impegni elettorali sulla gestione diretta e ha paventato la possibilità di interessi non controllati sugli alti consumi elettrici connessi al servizio idrico, anche a causa della vetustà degli impianti.

Dai banchi della maggioranza, Carmen Castelluccio ha riconosciuto la coerenza dell’Amministrazione con l’atto di indirizzo sull’acqua pubblica. Il Consiglio comunale, ha aggiunto, eserciterà il suo controllo sugli atti che saranno compiuti sempre nella prospettiva della gestione diretta; poi ha invitato il sindaco a sgomberare tutti i dubbi sui presunti legami tra gestore e ndrangheta.

Antonio Moscuzza si è chiesto le ragioni della polemica di oggi mentre, sotto la gestione Sai8, nessuno parlava di un servizio che andava sempre peggio senza che fossero fatti investimenti sulla rete. Poi ha parlato delle tariffe, dicendo che sono state ridotte dalla Giunta del 6,9 per cento; quindi ha elogiato le ditte e i 22 lavoratori che in questi mesi stanno garantendo le forniture di acqua senza interruzioni e riuscendo a realizzare manutenzioni importanti che Sai8 non ha mai fatto.

Stesso apprezzamento anche da Elio Di Lorenzo, che poi si è soffermato su due aspetti: la legge sull’acqua pubblica non poteva essere applicata perché non è stata finanziata; l’impegno dell’Amministrazione per garantire il posto agli ex lavoratori della Sai 8.

Il dibattito è stato chiuso dal sindaco, Giancarlo Garozzo, che prima ha replicato all’accusa sul mancato rispetto del programma elettorale e poi ha parlato della questione occupazione.

«Per tre mesi – ha detto Garozzomi sono battuto perché tutti i Comuni della provincia serviti da Sai8 aderissero alla soluzione da noi adottata così da garantire il lavoro a tutti, ma non siamo stati ascoltati. Per altro, non è vero che gli altri Comuni stiano gestendo direttamente il servizio: si stanno solo occupando delle bollette perché la parte rimanente è stata affidata a privati, così come noi, con procedura di contingibilità e urgenza, quindi senza gara».

Dopo avere confermato il ruolo del Consiglio comunale nelle scelte che saranno compiute allo scadere del primo anno di gestione privata, Garozzo ha sottoscritto le parole dell’assessore Rossitto sui controlli antimafia.

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