
Questa elezione del Presidente della Repubblica è stata accompagnata come sottofondo, da un leitmotiv. Fuori i nomi, meglio conosciuto con #fuoriinomi.
Fino ad un certo momento di quest’avventura, l’ennesima della politica italiana, abbiamo giocato al “chiappanò”, a perdere. È stato tutto un fare nomi da una parte e l’altra a stopparli sin dalla nomina.
Come quando un pattuglia dei Carabinieri o della Polizia invita un automobilista a sostare. Un qualche motivo per una multa lo trova. Così come nella vita di ognuno di noi, eccetto per i professionisti dell’etica, qualcosa c’è.
Ma proprio sul neo Presidente Sergio Mattarella, è accaduto un qualcosa tipico della nostra Sicilia, che possiamo sintetizzare in una domanda: “i cu si figghiu”. Nella sostanza per capire le caratteristiche di un soggetto si rende necessario conoscere le vicende della sua famiglia fino alla settima generazione.
Questa faccenda mi ha ricordato qualcosa accaduta circa 30 anni fa, sempre in Sicilia. All’indomani della nuova giunta “primaverile” di Leoluca Orlando. I socialisti, oltre alla DC andreottiana, furono fatti fuori. A quel punto Claudio Martelli, vice di Bettino Craxi, si scaglio sul sindaco Orlando e sul ministro Sergio Mattarella (l’attuale presidente della Repubblica), accusandoli di essere “gli eredi dei consigliori della mafia”. In quanto il primo è figlio dell’avvocato Orlando Cascio, “si rici” il mediatore tra la DC e le cosche (ma nessuno l’ha mai provato), mentre il secondo, figlio del democristiano Bennardo Mattarella, accusato (e anche in questo caso mai provato) di essere vicino alla mafia.
Vi fu una polemica rovente, un dibattito che coinvolse tutta la politica, in quanto il tema della discussione diventò: “le colpe dei padri non possono ricadere sui figli”, altro che beghe di bassa politica, il tema del dibattito si sposto verso un altissimo livello culturale che affonda le sue radici nella mitologia.
Finì come finì, cioè come al solito, non si risolse niente, non si sa ancora se “eventuali” colpe dei padri ricadono sui figli.
Ecco, noi siciliani, non rispondiamo alle critiche, con argomentazioni sul tema specifico, ma divaghiamo, ponendo l’accento sugli eventuali difetti della persona e dei suoi familiari fino alla settima generazione.
A quanto pare tutto il mondo è paese, perchè le modalità non mutano al continente.
Ma la cosa strana è un altra, quelli che allora difesero Leoluca Orlando e Sergio Mattarella, sono dell’aria politica che oggi, attraverso le colpe dei padri accusano Mattarella.
Insomma il gioco delle convenienze politiche.
Noi sappiamo che l’Italia ha il suo nuovo Presidente e che le polemiche a prescindere non ci piacciono.
Questo ci fa pensare cosa ci riserveranno i prossimi anni: nuovo Presidente, nuove polemiche. Ci stiamo preparando per continuare a litigare.
Viva Sergio Mattarella Presidente siciliano della Repubblica italiana, “c’è cosa?”.
la cosa ( nel senso dell’elezione) mi puzza di stantio e di…….
Se un giorno fosse applicata: ” fuori i mafiosi dal Perlamento” ci ritroveremmo senza governanti.
Gli Enzemi per combattere la “malattia” ci vogliono chi li conosce. Il resto è solo ignoranza. “In tutti campi”-!!!