SIRACUSA – Dopo la bocciatura di ieri all’Assemblea regionale siciliana del ddl sulle Province presentato dal governatore Crocetta, grazie ad almeno sette franchi tiratori della stessa maggioranza lo sostiene, tutto ricomincia dall’inizio, o quasi.
Insomma, due anni persi inutilmente, da quanto l’allora “rivoluzionario” Crocetta voleva prima dello Stato abolire le Province e trasformarle in Liberi Consorzi di Comuni, con un organismo di secondo livello, ovvero un Consiglio eletto da amministratori e consiglieri comunali, quindi senza altra indennità di carica, ed un presidente eletto al suo interno.
Nessun ruolo in tutto questo da parte dei cittadini destinati a diventare figure passive nei confronti di un organismo e di un Ente che comunque continuerà a gestire la “cosa pubblica”, quindi dei cittadini tutti.
Due anni nei quali né il governatore che si è “scordato” della “rivoluzione siciliana”, né tantomeno il Parlamento regionale, sono riusciti a produrre una legge “condivisa”, lasciando le Province nel vuoto, con tutto quello che questo ha significato in termini di interventi nel territorio (basti pensare alle scuole e alla rete viaria), e sotto la guida di commissari straordinario che, adesso, continueranno a rappresentare un ulteriore spesa (proroga degli incarichi) per le casse della Regione, ormai diventate un “buco nero” di cui non si conosce l’entità dei debiti (l’ultima notizia di stampa è di 7,5 miliardi di euro).
Tutto da rifare, ricominciando come se fossimo all’inizio del 2013 quando furono le Province furono abolite entrando nel “limbo“. E nel ricominciare, ogni partito, gruppo, così come ognuno dei 90 deputati di Sala d’Ercole, prova a ridisegnare il futuro delle Province, mentre il partito di maggioranza all’ARS, il PD, continua a discutere al suo interno e a tenere in vita un governo che ormai da tempo non riesce più a produrre qualcosa e a dire, soprattutto, qualcosa di buono ai siciliani.
Per il deputato siracusano del Nuovo Centrodestra, Vincenzo Vinciullo, ad esempio, il futuro delle Province dovrà tornare nelle mani dei cittadini, degli elettori, sottraendolo al potere della partitocrazia e, addirittura, allargando le sue competenze.
«Le Province devono essere restituite ai cittadini – afferma l’on. Vinciullo – non possono essere i partiti a decidere tutto. Dopo la bocciatura di ieri, è evidente che la mia posizione a favore delle Province, che prima era quasi del tutto isolata, oggi, dopo due anni di amare esperienze, viene condivisa dalla maggioranza del Parlamento siciliano. Alle Province devono essere restituite le funzioni che si volevano sottrarre, prima fra tutte quella sulla scuola e, anzi, bisogna aumentare le competenze, aggiungendo l’Istituto Autonomo per le Case Popolari, la Motorizzazione Civile e la Protezione Civile. Ma tutto ciò non basta! Occorre ridare ai cittadini il diritto di scegliere il proprio presidente, che la partitocrazia pensa di assegnare a se stessa. Pertanto – conclude Vinciullo – è indispensabile che il nuovo Disegno di Legge che arriverà in Aula abbia come prima condizione l’elezione diretta del Presidente della Provincia».
Sta di fatto che per i prossimi mesi (… poi c’è la pausa estiva) le Province non diventeranno più la priorità di una Regione che deve, prima di ogni cosa, pensare urgentemente alla Finanziaria e tentare di mettere a posto qualche conto, evitando di scegliere la strada più semplice, quella percorsa sinora, facendo pagare ai cittadini gli errori della politica, tagliando i fondi ai Comuni e ai servizi sociali.