Quando ho letto sul nostro giornale la notizia della nomina di tre esperti per rilanciare e valorizzare l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (leggi qui), ho subito pensato all’ennesimo spreco di denaro pubblico.
Il ricorso ai saggi, agli esperti e alle competenze nel pubblico “mi puzza”, quasi sempre. Poi ho visto i nomi: Roberto Andò, Massimo Bray, e Luciano Canfora, tutto è cambiato. Il livello è altissimo, di assoluto prestigio, non solo, “vengono a gratis”.
Quindi, al figlio di Totò Riina, per presentare il suo libro, è stata concessa una vetrina importante: “Porta a Porta”.
Manco a dirlo… “fu polemica”.
Il dibattito che ne è venuto fuori, però, è strampalato, strumentale e fuorviante.
Rosy Bindi ha parlato di “negazionismo”, altri dell’istituzione del reato di “Apologia di Mafia”. Poi, “in questa libreria non si vende e non si ordina il libro di Salvatore Riina”… condivisioni e mi piace. Ancora, raccolta di firme per chiudere Porta a Porta.
Ora, la storia del giornalismo è anche fatta di leggendarie interviste a capi mafia veri. Il punto non è “l’intervista al mafioso”, quanto i suoi contenuti, le domande e le risposte. L’intervista di Bruno Vespa a Salvatore Riina, manca di domande, risposte e contenuti.
Il figlio del “capo dei capi”, non ha nulla da raccontare, solo gossip, come la pubblicazione delle intercettazioni senza alcuna rilevanza penale, utili per l’ audience.
Che poi, quello che ha fatto Bruno Vespa con Salvatore Riina, lo fanno altri con Massimo Ciancimino. “Dice…” ma quello si è “pentito”, ci sarebbe da discutere anche su questo, e comunque, da lì, a diventare icona dell’antimafia, con l’abbraccio in pubblica piazza, ne passa. Eppure, Massimo aiuta, e anche Salvatore.
Se la logica è quella venuta fuori dal pseudo dibattito, non si può intervistare un mafioso o comprare un suo libro, vuol dire che anche Pippo Fava va accusato di apologia di mafia e di conseguenza cancellata, dalla storia del giornalismo, una delle sue perle più preziose, l’intervista a Genco Russo.
Il filologo Luciano Canfora, scrive: “… se si esamina Mein Kampf di Hitler – lettura che a mio avviso andrebbe fatta, vietarla è assurdo..”
Non facciamo anche noi…. “… là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”. Altrimenti siamo come gli altri.
A Livorno, la titolare di una libreria ha affisso un avviso in vetrina: “In questa libreria non vendiamo il libro di Francesco Schettino”. Leggi tutto “I libri fanno compassione”