Sempre più confuso in Sicilia il futuro delle ex Province

ars5Palermo – Sempre più confuso alla Regione il futuro delle Province, oggi Liberi Consorzi. Di fatto, abolite oltre un anno addietro, con velocità supersonica, quasi da primato, dal governatore Crocetta quale primo atto del suo insediamento alla guida della Regione, in tutto questo tempo non si è fatto altro che segnare il passo.

Bloccate le elezioni per il rinnovo degli organi elettivi, presidente, consiglio e quindi giunta, qualcuno si è attaccata la medaglietta al petto quale prima Regione ad attuare un provvedimento verso la cancellazione di questi enti, in virtù di quella spending review che doveva ridurre i costi della politica, ma che in compenso per quasi due anni, e chi sa ancora per quanto, i costi sono stati mantenuti con i commissari regionali a cui ne è stata affidata l’amministrazione.

Quali siano stati i risultati, lasciamo ai cittadini e ai Comuni il pronunciamento, ma certo se l’unità di misura adottata, come nel siracusano, fosse lo stato (penoso e insicuro) della rete viaria (le erbacce ormai hanno nascosto tutti i guardrail, le rotatorie, la delimitazione stessa delle strade), o la manutenzione delle scuole di competenza, come qualche sindaco ha lamentato anche pubblicamente, i risultati di questi lunghi commissariamenti, bisogna ammettere, si racchiuderebbero in un ulteriore spreco di denaro pubblico.

Bastava allora nominare gli stessi dirigenti degli enti, senza avere un ulteriore aggravio finanziario, per arrivare alla tanto attesa “rivoluzione” che sembra durare (l’attesa) più delle tre Guerre Puniche.

Rivoluzione poi significa anche “cambiamento”, e sul futuro delle Province non è che poi se ne intravveda molto.

Nel silenzio di questi quasi due anni, infatti, quando si diceva che bisognava trasformarle in Liberi Consorzi ai quali i Comuni, a loro volta liberi da ogni vincolo del passato, entro ottobre avrebbero dovuto aderire con tanto di deliberazione (un Comune una volta della provincia di Siracusa può aderire ad un Consorzio con Comuni ragusani e viceversa, tanto per fare un esempio), si è passati, notizia di questi giorni, alla proposta di qualche parlamentare regionale, compreso il presidente dell’Ars, di adozione della legge nazionale Delrio, che lascia le Province come le conoscevamo una volta, anche se amministrate da sindaci e amministratori locali (un presidente e un mini consiglio, eletti dagli stessi amministratori, e l’assemblea dei sindaci), senza percepire una seconda indennità, concedendo alle città metropolitane la stessa ampiezza che aveva l’ex Provincia di appartenenza.

Non basta, a questa proposta, in questi giorni si è aggiunta anche quella dell’on. Giovanni Panepinto del Pd, vice presidente della prima commissione Affari istituzionali dell’Ars, che ha presentato un disegno di legge per l’elezione diretta del presidente del Libero Consorzio.

Perché, sostiene il deputato regionale, convinto di andare controcorrente anche rispetto al suo partito, “un presidente democraticamente eletto e investito dal mandato popolare potrà avere molta più capacità di incidere sul fronte del risparmio e dell’efficienza di quanta ne possa avere un sindaco eletto da altri sindaci, che inevitabilmente sarà portato all’arte della mediazione per mantenere quella carica”.

La proposta di Panepinto, comunque, è più complessiva e si basa su cinque punti: istituzioni di nove Liberi Consorzi di Comuni; elezione diretta del presidente del Libero Consorzio; decentramento amministrativo di compiti e funzioni oggi in capo alla Regione; eliminazione di tutti gli enti intermedi; istituzione delle Città Metropolitane di Palermo Catania e Messina.

Niente da dire, ma si ha l’impressione che siamo ancora al punto di inizio, visto che bisognerà stabilire quali funzioni e compiti dalla Regione dovranno passare ai Liberi Consorzi, considerato che dopo quasi due anni ancora non è stato definito cosa delle vecchie Province andrà ai Consorzi e che fine faranno gli attuali dipendenti.

Come si vede la confusione regna sovrana.

Senza dimenticare le Città Metropolitane e le manovre in atto per definire questi nuovi “governatorati”, per cui potrebbe anche accadere che città che sinora non sono mai riuscite ad occuparsi delle loro periferie, lasciandole nel degrado più assoluto, farebbero diventare “periferie” anche quei piccoli centri e città che  sinora sono state “virtuose”.

Insomma, siamo già ad ottobre, il mese che doveva definire la composizione dei Liberi Consorzi con le adesioni dei Comuni, e la politica siciliana si è persa nella rete “metropolitana”.

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