
PALERMO – «Il voto dell’Ars sulla riforma delle Province lascia un segno in questa legislatura, bisogna aprire una riflessione molto seria. A questo punto serve un vertice di maggioranza alla presenza del presidente Crocetta: ci si deve guardare negli occhi, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità».
Queste le parole del segretario regionale del PD, Fausto Raciti, dopo che per sette franchi tiratori nel segreto del voto, l’Assemblea regionale siciliana ha bocciato il ddl sulle Province.
Una bocciatura che chiaramente non riguarda solo il ddl sulle Province che dovrà essere rifatto, con ulteriori costi per i rinnovi dei 9 commissari in un momento di quasi collasso finanziario della Regione, ma che è indirizzata soprattutto al governatore Crocetta e a tutta la sua maggioranza, anche da gruppi della stessa maggioranza.
Da più parti si chiede di porre fine a quella che rappresenta sempre più un’agonia per la Sicilia. Ieri sulla stampa nazionale si indicava in 7,5 miliardi il buco di bilancio che difficilmente potrà essere sanato, dopo tutti i tagli fatti, principalmente ai servizi sociali e ai Comuni.
E ad assumersi la responsabilità di staccare la spina al Governo Crocetta non può che essere il maggiore partito all’Ars, il PD.
Plaude naturalmente al risultato d’aula l’opposizione.
«Non ha avuto nemmeno inizio la discussione del Disegno di Legge sulle Province – ha commentato il deputato siracusano Ncd, Vincenzo Vinciullo – perché, alla prima votazione utile, il Governo è stato battuto, umiliato e costretto a battere in ritirata. Una disfatta assoluta, una vera e propria Caporetto, con la quale viene travolto non solo il presidente Crocetta ma soprattutto la sua inesistente maggioranza, che, ancora una volta, ha dimostrato tracotanza e incapacità al dialogo. Adesso – aggiunge Vinciullo – sarà necessario approvare una norma legislativa che consenta il mantenimento in vita dei commissari nominati, nell’attesa che si possa approvare la manovra finanziaria, così come avevamo chiesto, e poi si possa ritornare a discutere un Disegno di Legge che non poteva assolutamente essere approvato dalla maggioranza dell’Aula. Da mesi – conclude l’esponente del Nuovo Centrodestra – ripetevo che mai e poi mai il testo sarebbe stato approvato dall’Assemblea e quello che ho detto, questa sera è diventato fatto certo e concreto».






