Buon compleanno Repubblica! Settant’anni tra disuguaglianze, diritti mancati, veleni, mafie, e voglia di lavoro e democrazia

Art. 1 - L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione
Art. 1 – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione

[dropcap]A[/dropcap]uguri Italia, auguri Repubblica! Settant’anni non sono pochi, ma neanche tanti per una democrazia, lo dimostra l‘allargamento del voto alle donne, avvenuto in concomitanza con la nascita della Repubblica (dimostrandosi tra l’altro decisivo), e il superamento di quel concetto di “subalternità” delle donne che ancora oggi, purtroppo, permane in molti settori, da quello dei rapporti (vedi il dramma del femminicidio) ai servizi, dai riconoscimenti alla rappresentatività politica, sino  alle professioni.

Sedimenti di disuguaglianze, come nel riconoscere la meritocrazia, le pari opportunità (nel senso più vasto del termine), in qualche caso è avvenuto o avviene per la giustizia, nella parità di genere, nella distribuzione della ricchezza ancora ad appannaggio di pochi, nell’approdare a quel lavoro che oggi manca, nel diritto alla salute, e chi sa quanti altri diritti violati si potrebbero aggiungere all’elenco.

Disuguaglianze, retaggio di  culture passate, quando erano la ricchezza e il potere a determinare i diritti, che settant’anni di democrazia non hanno ancora  cancellato. Per questo, nonostante gli anni, questa Repubblica e questa democrazia, sono ancora giovani, con l’esuberanza e la vivacità che contraddistingue questa fascia d’età.

E quando si è giovani non sempre si è saggi, perché si dice che la saggezza si acquisisce con gli anni.

Eppure i settant’anni di questa Repubblica non sono privi di acciacchi, dovuti agli attacchi di tumori e veleni che non hanno reso il suo corpo immune: dai tentativi di golpe di ormai perduta memoria, al terrorismo, ai microorganismi infetti delle mafie che si annidano dovunque, alla corruzione, all’arroganza del politicismo di mestiere, alle disuguaglianze quotidiane, al burocratismo padrone delle vite degli altri,  ad un sud lento e un nord veloce, al potere della finanza che controlla e determina, alle umiliazioni e alla privazione della dignità per il lavoro che non c’è.

Difficile, con un quadro clinico del genere, fare emergere gli anticorpi che albergano comunque nel nostro corpo e solo e sempre nella pienezza di quella democrazia di  eguali, che distribuisce pari opportunità, rende giusta la giustizia, e ci fa liberi.

Altrettanto difficile raschiare le incrostazioni culturali che in questi settant’anni si sono accumulati sul corpo  di questa giovane Repubblica, quasi a farne una corazza, lasciando spazio al proliferare di quegli acciacchi.

È quello che sta avvenendo oggi sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale, il confronto non è su come ridare sovranità “al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, come recita l’articolo 1 della Carta costituzionale,  ma su come “una parte”, chiunque essa sia, debba continuare a sostituirsi alla sovranità popolare (basti rivedere  i dati delle percentuali dei votanti di questi ultimi anni e l’ultima legge elettorale applicata che di fatto ha privato il popolo del suo diritto di nominare i propri rappresentanti).

Auguri di buon compleanno Repubblica,  e non avere paura dei numeri, 70 anni come 90 oppure 100, quello che conta e ciò che metti dentro a quei numeri, meglio se degli anticorpi che ci preservino e ci curino dalle malattie e puliscano le coronarie dalle incrostazioni.

 

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Occupazione, l’on. Zappulla della Commissione Lavoro della Camera invoca un “patto siciliano per lo sviluppo”

L'on. Pippo Zappulla
L’on. Pippo Zappulla

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