L’inviato de La7 contro la Casa Museo “Antonino Uccello” per i pochi visitatori e gli alti costi. La risposta dell’on. Vinciullo

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Uno degli spazi della Casa Museo “Antonino Uccello” a Palazzolo Acreide

SIRACUSA – Un Museo, quello regionale della cultura contadina e popolare a Palazzolo Acreide,  testimonianza di un territorio, quello Ibleo, così ricco di risorse culturali, paesaggistiche e delle tradizioni popolari, frutto di anni e anni di ricerche e lavoro da parte del suo fondatore, Antonino Uccello, l’antropologo, scrittore e poeta canicattinese, che viene preso ad esempio non per la sua valenza culturale ma per gli “sprechi”.

È quanto è successo martedì scorso, con la trasmissione di approfondimento de La7 “L’aria che tira” e con il suo inviato Antonio Condorelli.

Il giornalista, seppur davanti ad uno dei pochissimi esempi di Musei etno-antropologici esistenti, non solo in Sicilia, ne ha colto solo l’aspetto economico: 16 dipendenti nei vari ruoli, che chiaramente costano, ed un introito l’anno di appena 5 mila euro. Certamente, se fosse una impresa privata sarebbe già fallita.

Ma il Museo non è una impresa ma un erogatore culturale, luogo della memoria, come tanti in questo Paese, in un luogo, da sempre isolato, anche nei trasporti e nelle comunicazioni, scordato dalla politica e dagli investitori, ed in una comunità, quella iblea, che da alcuni anni ha cambiato registro e sta lavorando per darsi un obiettivo di sviluppo che passa proprio dalle risorse culturali e naturali del territorio.

Insomma, si lavora per portare turisti, nell’ambito di una rete, quella museale ma anche archeologica, che parla in piccolo perchè costituita da piccole realtà, che di certo non sono il  Louvre nè tantomeno gli Uffizi o il parcho archeologico romano.

Di questo è anche convinto il deputato regionale Ncd, Vincenzo Vinciullo, che ha duramente criticato l’intervento di Condorelli.

«Un attacco gratuito alla memoria di un popolo  – ha commentato l’on. Vinciulloun atto denigratorio nei confronti dell’antropologo e poeta Antonino Uccello e della sua alta e nobile opera di salvaguardia e difesa della memoria della Sicilia svenduta in cambio di pochi secondi di popolarità. Ormai non dovremmo più stupirci di fronte a certi modi di fare giornalismo, eppure provo sempre dispiacere e disappunto di fronte a certi servizi che pur di creare una notizia sono pronti a calpestare la memoria, la storia e le tradizioni di una terra e del suo popolo, specie se la terra in questione è la Sicilia. La mia terra, la stessa di Giuseppe Fava, che il giornalismo d’inchiesta ha dimostrato di saperlo fare, capace di denunciare i peggiori cancri della nostra terra di Sicilia senza mai svenderne la storia. La Casa Museo fu aperta nel 1971 da Antonino Uccello e alla sua morte fu acquistata dalla Regione siciliana. Oggi con la sua ricca e interessante raccolta di materiale etnografico siciliano rappresenta uno dei pochissimi esempi di Museo etno-antropologico presenti in Sicilia.  Dispiace – ha continuato Vinciullo – che l’inviato della trasmissione televisiva L’aria che tira, preso dalla foga di stare sulla notizia, ammesso che si possa parlare di notizia, non abbia colto lo spirito di un luogo che a definirlo sacro non si commette peccato. Un luogo prima di tutto custode di un’anima: la sicilianità.  Un sentimento che Quasimodo descrive magicamente nella Poesia “Lamento per il Sud” e che riaffiora in Antonino Uccello quando, emigrato nel 1947 al Nord per adempiere alla sua missione di insegnate di scuola elementare, viene assalito da una crescente paura di perdita del passato, la stessa paura che da li a poco lo spingerà ad adoperarsi per salvare gli oggetti della propria memoria e con essi la propria anima, con la consapevolezza di chi sa che nella memoria storica di un popolo scorre la linfa vitale del futuro. Una missione forse semplice la sua che può trarre in inganno i più sprovveduti, a tal punto da confondere la sua opera come una semplice raccolta di inutili oggetti provenienti dalle campagne. Un errore prevedibile e comprensibile, specie se non se ne coglie il leitmotiv. Un pensiero alto e nobile che sfugge ai più distratti che magari, erroneamente, si limitano a guardare al poeta come a un semplice maestro elementare, ma che di certo non può impedire ai i più attenti osservatori di coglierne le sottili affinità con uno dei più grandi intellettuali del 900, Jacques Le Goff, impegnato a diffondere l’importanza di tramandare ai giovani la conoscenza della storia del passato, elemento indispensabile per pensare al futuro e per agire bene. Sono certo ha concluso l’on. Vinciullo – che ognuno di noi in fondo ha un’anima che si specchia nella missione che giornalmente, con molta umiltà ci accingiamo a compiere, ma mi riesce difficile credere che la missione del buon Condorelli possa essere rivolta a fare dei giovani degli orfani del passato, per utilizzare le parole di Le Goff. Pertanto, invito personalmente il giornalista Antonio Condorelli a ritornare insieme a me a visitare la Casa Museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide per comprenderne lo spirito, la storia e magari riconoscerne l’anima».

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