
SIRACUSA – Dipendenti dell’ex Provincia, oggi Libero Consorzio Comunale, accusati di assenteismo (1.114 le ore accertate), la Procura della Repubblica di Siracusa ne denuncia ben 29 per truffa aggravata, dopo una lunga e puntigliosa inchiesta denominata “Quo Vado”, svolta dalla Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano e diretta dal sostituto Antonio Nicastro.
Nonostante da mesi in agitazione per rivendicare le mensilità arretrate, almeno tre, che un ente ormai allo sbando, l’ex Provincia, non riesce a corrispondere per mancanza di trasferimenti di fondi ad iniziare dalla Regione, che circa tre anni fa l’ha commissariato, come del resto le altre ex Province siciliane inseguendo la rivoluzione “fallita” del governatore dell’Isola, un buon numero di dipendenti dell’ente di via Roma e di via Malta, e di altre due sedi, viste le maglie ormai larghe della rete dei controlli, avrebbe pensato di attraversarle piuttosto che restare al proprio posto di lavoro.
Sono infatti 29 gli avvisi di conclusione delle indagini notificate stamane da 24 pattuglie della Guardia di Finanza in tutta la provincia di Siracusa, ad altrettanti dipendenti, contestando l’ipotesi di truffa aggravata e, per alcuni soggetti, di false attestazioni o certificazioni nell’utilizzo del badge.
I provvedimenti emessi dalla magistratura costituiscono l’epilogo di una complessa attività di polizia giudiziaria, avviata nel mese di gennaio 2015, che ha consentito di rilevare condotte illecite da parte di numerosi dipendenti, i quali, anche con la complicità di altri colleghi, si assentavano ingiustificatamente dal posto di lavoro, facendo risultare in maniera fraudolenta la presenza per l’intero turno.
Condotte che sono state accertate mediante una minuziosa attività di videoregistrazione. Le microtelecamere installate nel perimetro di alcune sedi di servizio, hanno consentito di rilevare che i dipendenti, durante lo svolgimento del proprio turno lavorativo, uscivano dalle strutture senza giustificato motivo: tra questi, la maggior parte erano deputati a mansioni d’ufficio, attività per le quali era esclusa l’attività in servizio esterno.
Nel complesso gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno visualizzato 6.800 ore effettive di video-registrazioni. I finanzieri, a supporto della videosorveglianza, hanno svolto ulteriori attività di riscontro, quali pedinamenti ed osservazione, con l’ausilio di gps posizionati sulle autovetture in uso agli indagati.
Accertando così che, durante l’orario di lavoro, i dipendenti monitorati si dedicavano ad attività di carattere privato, quali: shopping per le vie del centro di Ortigia e in centri commerciali dislocati in varie zone della città, in supermercati e mercatini rionali, visite mediche presso strutture sanitarie pubbliche e 2 private, lavori di giardinaggio per conto di privati, lunghe attese nei vari uffici pubblici e, spesso, venivano videoripresi presso le proprie abitazioni durante il turno di lavoro.
Le operazioni di videoregistrazione permettevano, inoltre, di rilevare ulteriori gravi irregolarità commesse da alcuni dipendenti che ottemperavano alla timbratura del badge di altri colleghi attestandone in maniera fraudolenta, in loro assenza, l’inizio o la fine del turno di lavoro, consentendo loro di raggiungere in netto ritardo l’ufficio e di allontanarsene in largo anticipo o, addirittura, di assentarsene per l’intero turno.
Le risultanze investigative, così come emerse nelle varie fasi delle indagini preliminari, sono state successivamente poste in correlazione con i turni di lavoro riportati nei prospetti mensili di ciascun dipendente acquisiti presso l’ente. Fornendo, di fatto, la prova dei reati accertati tant’è che emergeva la contabilizzazione di più ore rispetto a quelle effettivamente prestate, con relativo danno all’Erario.
In sintesi le assenze quantificate ammontano a circa 1.114 ore a fronte di 2.538 di servizio programmate nei 137 giorni di durata degli accertamenti: una % di assenza minima del 12,5% e massima del 85,5%, con una media del 40%.
Le maggiori irregolarità venivano comunque accertate presso la sede di via Roma, nei confronti della quasi la totalità degli addetti agli “spazi espositivi”, circa 16 soggetti, i quali erano di certo agevolati dal fatto che utilizzavano un registro cartaceo (dove riportare il turno di lavoro), da loro stessi compilato e custodito, ciò in netto contrasto con le circolari a suo tempo emanate dall’ente, inerenti all’obbligo dell’uso del badge personale, disposizioni, queste, recepite fra l’altro da quasi tutti i dipendenti.
L’utilizzo del registro cartaceo consentiva al dipendente “malintenzionato” di sottrarsi arbitrariamente all’orario di servizio, anche per l’intero turno, avendo assicurata, in ogni modo, la possibilità di operare successivamente (il più delle volte ciò avveniva il giorno dopo) “gli aggiustamenti” necessari per far invece risultare la propria presenza in ufficio nel turno di lavoro svolto. La conseguenza è stata un’alta percentuale di assenza ingiustificata, come ovviamente prevedibile, fino all’85% in un mese lavorativo.
I presunti dipendenti infedeli saranno deferiti oltreché all’amministrazione di appartenenza per i profili disciplinari, compreso il possibile licenziamento, in base alla nuova normativa, il c.d. decreto Madia (d. Lgs. n. 116 del 2016), anche alla Procura regionale presso la Corte dei Conti.