Il centrodestra unito. Meglio no

Alcuni leader del centrodestra
Alcuni leader del centrodestra

Nello scenario politico italiano è in atto l’ennesimo ed inumano sforzo di unire il centrodestra.

Appare più un modo per gli attuali leader di rimanere “a cavallo” che, un vero tentativo di ricompattare una fetta importante della società.

Ora, normalmente la valutazione di simili processi, nella politica, prescinde dagli uomini, è utile guardare al progetto, alle idee ed alle prospettive.

In questo caso occorre fare un eccezione, che tuttavia lascia immutata la regola.

Diventa inevitabile “taliari”, indirizzare lo sguardo verso gli uomini, che oggi rappresentano l’aria di centrodestra e si apprestano a rifondarla, animati… dal niente.

Si tratta delle stesse persone che hanno governato l’Italia per quasi un ventennio, incapaci di produrre risultati tangibili.

Anzi, un risultato c’è.

Ilsistema poltronistico” di cui, lor signori, sono portatori è stato in grado di frantumare, di sbriciolare un popolo, in tanti piccoli segmenti insignificanti.

Un prepensionamento collettivo dei pseudo leader del centro e della destra italiana sarebbe auspicabile ed utile all’intera politica italiana.

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Il fu centrodestra berlusconiano

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Quale futuro per il centrodestra italiano?

Le imbarazzanti vicende del centro destra avrebbero ispirato un romanzo anche a Luigi Pirandello. Una trama inverosimile, surreale, incredibile, ma questa storia appartiene al filone fantascientifico. Domani leggerla sui libri di storia, per i posteri, sarà una sorta di racconto allucinante, per certi aspetti vergognoso.

Ecco la trama. Il ricco mercante ed il suo “cerchio magico”, alla costante ricerca di una  identità, quel riciclarsi di leader Fini(ti) sempre in prima fila.

Il fu centrodestra berlusconiano, accorto di leader e di idee, oggi perde ovunque, sempre, sia quando si propone agli elettori nella forma “a spezzatino”, sia nella versione unita “a fritto misto”. In quest’ultimo caso, appare chiaro, ad occhio nudo, che la convergenza è solo un miraggio utile e dal doppio fine.

Mai nella storia della politica, nello spazio e nel tempo, si sono visti, tutti insieme, così tanti “personaggetti”, un numero cosi cospicuo di leader, che rasentano lo “scarso”, incapaci, anzi, sono bravi nel proteggere il piccolo orticello di casa propria.

Nel giro di un decennio sono stati in grado di dilapidare un immenso patrimonio.

Basti un esempio. Nella terra di tutti e di nessuno, la Sicilia, qualche lustro fa, si verificò l’incredibile 61 a zero. Adesso i sessantuno sono all’elemosina… non arrivano a fine mese.

Da Siracusa a Bolzano, tutto l’ambaradan, quel circo da clown del centrodestra esiste soltanto per la poltrona dei leader e dei quattro amici del bar. Non esiste un progetto, un idea, un futuro, una prospettiva. Nulla.

In questi ballottaggi, lor signori, mica hanno votato la Raggi e l’Appendino per dare un buon sindaco alle città, men che meno per andare contro Renzi, magari fosse solo questo.

La scelta, nella sostanza è un “ricatto politico” nei confronti del premier al mero scopo “poltronistico”, per un posto su cui appoggiare il sedere.

La destra non c’è, più cambia nel nome, lasciando inalterati i contenuti, creando identità fittizie, maggiore è la propensione degli elettori nel non votarli. Un po’ come Adriano Melis di Pirandello, per l’anagrafe (gli elettori) non esiste.

La destra può ripartire soltanto se cambia i suoi leader e sopratutto se riprende il suo cammino lontano da Roma, non dalla città, ma dal “centro del potere”. Vale anche a destra l’affermazione di Nanni Moretti: “Sono entrate con le pezze al culo…

La rendita è finita, la “pacchia” pure, è venuto il tempo di “chiudersi in biblioteca, scrivere la storia e portare ogni tanto dei fiori nella tomba del fu centrodestra berlusconiano”.

 

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