Siracusa – Dopo Licata la Rainbow Warrior, la nave di Greenpeace, arriva a Siracusa per dire no alle trivellazioni petrolifere nel mare siciliano, previste dal decreto “Sblocca Italia” del governo nazionale, e per fermare i progetti che hanno già avuto parere positivo del Ministero dell’Ambiente e che minaccio l’economia turistica e della pesca dell’Isola.
Domani, venerdì, alle ore 14:30, Legambiente, Greenpeace e Wwf, saranno sulla Rainbow Warrior, ormeggiata al molo 4 del Porto di Siracusa, per la conferenza stampa e per l’incontro con i parlamentari ed i senatori eletti in Sicilia per un confronto sull’articolo 38 dello “Sblocca Italia” che apre alle trivellazioni.
Il mare siciliano, dunque, come l’Adriatico, lo Ionio, l’AltoTirreno, o la Basilicata, colonizzata dalle società petrolifere. Le associazioni ambientaliste ritengono, tra l’altro, che le disposizioni contenute nell’art. 38 del dl 133/2014, consentano di applicare le procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di interventi senza individuare alcuna priorità.
Non solo, ma trasferiscano d’autorità le VIA (il documento di Valutazione d’Impatto Ambientale) sulle attività a terra dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente, che ha già dato parere favorevole al progetto “Off-shore Ibleo” di Eni, per le trivellazioni di fronte la costa di Licata, tra il ragusano e Gela.
Assieme a ciò, compiano una forzatura rispetto alle competenze concorrenti tra Stato e Regioni cui al vigente Titolo V della Costituzione, e ancora, prevedano una concessione unica per ricerca e coltivazione in contrasto con la distinzione tra le autorizzazioni per prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi del diritto comunitario.
Applichino impropriamente e erroneamente la Valutazione Ambientale Strategica e la Valutazione di Impatto Ambientale.
Infine, trasformino forzosamente gli studi del Ministero dell’Ambiente sul rischio subsidenza in Alto Adriatico, legato alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in “progetti sperimentali di coltivazione”, e costituiscano una distorsione rispetto alla tutela estesa dell’ambiente e della biodiversità rispetto a quanto disposto dalla Direttiva Offshore 2013/30/UE e dalla nuova Direttiva 2014/52/UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale.